Una corona di stelle: i luoghi della devozione tra Oglio e Po
La provincia è di Mantova, la diocesi è di Cremona per le terre fra Oglio e Po, retaggio della dominazione pre-gonzaghesca, mentre le tipologie degli edifici risultano assai varie sia dal un punto di vista artistico che religioso.
Il santuario di maggior richiamo devozionale è quello della madonna della Fontana a Casalmaggiore (CR) risalente al XV secolo e legato al verificarsi di eventi miracolosi. Nell'interno, la navata centrale è delimitata dai grossi pilastri, dai quali si levano gli archi a sesto acuto che reggono la volta a botte; nelle navate laterali invece le volte presentano ancora le campate a crociera.
Una decorazione interessante, conservata fortunatamente nella sua genuinità è quella che orna la volta a botte e l'alto fregio sottostante. La decorazione della volta è da attribuire ai primi decenni del'500". Il presbiterio e il coro sono sopraelevati alla Cripta o antico santuarietto. Le absidi e il campanile sono del secolo XV. Sopra la bussola è da notare, l'imponente balconata e la struttura intarsiata in legno del settecentesco organo.
Anche a Vigoreto un’immagine della Vergine col Bambino che cominciò a fare miracoli nel 1543, così che furono edificati una chiesa e un convento, affidato a una comunità di Cappuccini, chiamati a Sabbioneta dal duca vespasiano Gonzaga.
La chiesa fu costruita nel luogo, dove l’anno 1543 la Vergine apparve ad alcuni abitanti del luogo, sul quale si trovava affrescata, circa un secolo prima, l’immagine della Madonna di Loreto. La notizia del prodigio si diffuse, e iniziarono a confluire pellegrini da ogni parte della pianura padana per beneficiare dei miracoli. I lavori per la chiesa iniziarono nel 1547 con il beneplacito del cardinale Ercole Gonzaga. La consacrazione del Santuario avvenne nel 1554. Nel 1565 venne costruito accanto al Santuario anche il convento, affidato dopo pochi anni ai Padri Cappuccini, che dovevano promuovere il culto mariano ed assistere i devoti frequentatori: correva l’anno 1574. A seguito della rivoluzione francese del 1797 i frati vennero cacciati, il convento chiuso, ed il Santuario spogliato.
La chiesa mostra ancora le forme originali, e la semplicità degli interni riflette la sobrietà degli edifici francescani. L’edifico si è fortunatamente conservata nelle sue forme originali.
Fra le due località si colloca la frazione di Ponteterra, la cui chiesa dedicata a san Girolamo.
Fin dalla seconda metà del ‘500 a Ponteterra era attestata la presenza di un sacerdote, e, quindi, di una chiesa. Nel 1718 una petizione a Ferdinando Gonzaga, ci attesta la determinazione nella comunità di ampliare l’edificio. Solo nel 1777, tuttavia, abbiamo notizia della realizzazione del coro e di altre importanti opere sul campanile. La chiesa come sostanzialmente la vediamo oggi venne solennemente dedicata da Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, il 21 novembre 1887.
L’edificio è caratterizzato da un ampio sagrato e da una facciata in cotto a vista di elegante composizione. Nelle nicchie, ancora nel 1913, erano collocate delle statue poi scomparse. Il rosone, ancora accennato, venne chiuso quando in controfacciata venne realizzato l’organo Balbiani. Tre pinnacoli slanciano ancora di più la facciata, ingentilita anche da una apertura quadrilobata che lascia intravvedere l’azzurro del cielo. L’interno è ad una sola navata arricchita da otto cappelle. Suscita notevole attenzione il crocifisso ligneo della cappella grande a sinistra. Di pregio l’altare maggiore, ricco di tarsie marmoree policrome e di madreperla. Dietro questo, sulla parete centrale dell’abside, una cornice barocca in stucco contorna l’antico affresco raffigurante il titolare S. Girolamo, coperto in seguito da una interessante pala realizzata da Giovanni Bresciani.
Sempre in cotto anche l’esterno della chiesa di sant’Antonio abate a villa pasquale, con facciata incompiuta.
Don Giovanni Battista Pedrazzi,. Sostenuto dalla radicata religiosità popolare e, soprattutto, dalle facoltose ed intraprendenti Confraternite della Beata Vergine della Consolazione e del SS. Sacramento, nel 1765, il Prevosto Don Pedrazzi, ottenuto il consenso del Vescovo di Cremona, commissionò al celebre architetto Antonio Luigi Galli da Bibiena la progettazione, l’edificazione, e la decorazione, di un vasto edificio basilicale. Esistono solo due chiese al mondo interamente progettate e realizzate da Antonio Galli da Bibiena: una si trova in Germania un tempo cappella palatina del Principe Elettore del Palatinato. L’altra è, appunto, la chiesa di S. Antonio Abate in Villa Pasquali, dove i trafori sono reali. La raffinatezza architettonica e decorativa della doppia volta viene significativamente accentuata dalla illuminazione, rigorosamente naturale, dovuta a lucernari opportunamente collocati, e celati alla vista, il che crea effetti scenografici ed illuminotecnici di grande suggestione.
Nonostante l’incompiutezza, la facciata è di notevole impatto scenografico, a motivo di un sapiente gioco di masse aggettanti e rientranti, che creano chiaroscuri di grande suggestione, e che mostrano quanto il Bibiena padroneggiasse sia il linguaggio architettonico - monumentale che quello illusionistico - teatrale. I severi canoni classici, Le volte del catino dell’abside e dei transetti, nonché la cupola, sono il vero e proprio gioiello architettonico che rende la chiesa di S. Antonio Abate un unicum. Qui, infatti, le murature, rigorosamente in laterizio, sono caratterizzate da un'originale effetto illusionista, basato sull’“invenzione” delle doppie calotte: quelle interne costituiscono un pizzo di pietra dalle forme mistilinee; quelle esterne sono dipinte ad affresco colore cielo di un azzurro intenso: Il Bibiena ha sapientemente e genialmente progettato e realizzato un autentico merletto di pietra, di una raffinatezza incredibile, dato l’elemento materico di cui è costituito, il laterizio. Tra la parte più esterna e la cupola più interna, si coglie la presenza di un’ampia intercapedine inondata di luce naturale, filtrante da oculi nascosti, luce che sembra giocare e trastullarsi, creando effetti degni del migliore odierno tecnico dell’illuminazione: una “prospettiva celeste”, come la definiva il Bibiena, celestiale! La sorpresa si fa incanto non appena si giunge sotto la cupola, all’incrocio tra i quattro bracci della croce, e lo sguardo si lancia verso l’alto. La cupola raggiunge i 33 metri di altezza – numero carico di simbolismo cristologico.
Un veto assoluto, incomprensibile ed ingiustificabile da parte della Soprintendenza, durante il restauro compiuto nel 2016, ha impedito di riportare alla luce l’intera decorazione che il Bibiena aveva previsto e realizzato, e di restituire ulteriore leggerezza ed eleganza all’abside e all’intero edificio.
Settecentesca e rococò è anche la chiesa di s. Giorgio a Breda Cisoni, ricostruita a metà ‘700 da Pietro Antonio Maggi, architetto viadanese.
La Chiesa dedicata a San Giorgio Martire, in Breda Cisoni, sorge là dove esisteva un oratorio della seconda metà del Quattrocento. L’edificio che ammiriamo oggi venne progettato pressoché contemporaneamente alla chiesa del Bibiena di Villa, Il cantiere prese avvio nel 1747, ed ebbe conclusione nel 1764. La pala d’altare, raffigurante il Martirio di San Giorgio, venne commissionata a un pittore veneto. Nel 1769 viene istallato il prezioso organo ancora funzionante, Nel 1863 venne eretta la torre campanaria, su progetto del colto arciprete viadanese Don Antonio Parazzi. Un recente restauro complessivo dell’esterno ha restituito all’edificio quella vivacità cromatica che l’usura del tempo aveva cancellato.
La facciata è divisa in due ordini da una cornice fortemente sporte in fuori. Una cimasa a vela conclude la facciata e si raccorda alla cornice sottostante con altre due volute. L’interno è un trionfo di decorazioni in stucco. Un’unica navata voltata a botte è contornata da tre cappelle per lato. Le due centrali sono veramente grandiose e sontuose, riempite da due maestosi altari e costituiscono con il loro intreccio quasi un’aula quadrata conferendo all’ambiente una forma centrica. Assai curioso è l’affresco sopra il portale che fantasiosamente rappresenta un paesaggio della Cappadocia, patria di S. Giorgio.
Assai più discreto è l’Oratorio della B.V. di Loreto a Commessaggio Inferiore, voluto nel 1721 dalla comunità di Oltreponte, anche se la parrocchia è la stessa del borgo che sta al di là del canale Navarolo.
questo oratorio fu eretto nel 1721 a servizio della Comunità di Oltreponte e con il sostegno del Duca di Sabbioneta e Guastalla Antonio Ferdinando Gonzaga. Fino ai primi dell'Ottocento nella casa attigua alloggiava un eremita, un chierico che aveva ricevuto gli ordini minori, al quale era affidata la sua custodia. Grazie ai legati di culto e ad alcuni benefici un collegio di tre reggenti si occupava delle celebrazioni liturgiche, della manutenzione, delle opere di carità fra cui la fornitura della dote per una ragazza indigente del quartiere.
La facciata movimentata da cornicioni, lesene e riquadri. si sviluppa su ordine tuscanico inferiormente e ionico superiormente; sopra il portale di belle forme si trova una finestra centinata. Un timpano triangolare con tre acroteri conclude la facciata. L'edificio ha un caratteristico campaniletto a vela. L'unica navata, con pilastri appaiati e capitelli in stucco, ha un altare con l'ancona della Madonna Nera, e costituisce un buon esempio di Barocco locale. Le altre tre opere: La Vergine con Santa Teresa d'Avila, Sant' Andrea d'Avellino e San Luigi Gonzaga; La Sacra Famiglia con San Carlo Borromeo; La Beata Vergine del Carmine con i Santi Sebastiano e Rocco non riportano la firma dell'autore
L’attuale parrocchiale di Commessaggio, dedicata al vescovo Sant’Albino, è di gusto neoclassico,
Consacrata nel 1804, fu eretta maestosa in stile neoclassico in sostituzione della precedente chiesa, che era coeva del palazzo ora Municipale. Quattro arcate poderose reggono all'interno tre calotte ovali. Costruita nell'arco di circa cento anni,è decorata dal pittore Bacchi di Sabbioneta (fregi e campiture) e da Aroldi di Casalmaggiore (figure e Santi).
Conserva opere d'arte dell'antica chiesa, fra le quali due tele di Ponzano Loverini, un San Francesco di Cignaroli, un San Francesco di Sales dello Spagnoletto. Gli altari sono su disegno del Voghera, la facciata del mantovano Vergani nel 1820/1825; infine il campanile del 1912 è opera dell'architetto casalasco Carlo Visioli. La cantoria e la cassa dell'organo sono pure del Vergani; l'organo del 1840 è di Giovan Battista Lingiardi e figli
lo stesso dell’interno della Chiesa in Castello di Viadana, che accoglie una straordinaria pinacoteca d’arte sacra, creata da Mons. Parazzi a metà ‘800. L’edificio sacro, arcipretale, è detta in Castello in quanto in origine si trovava all’interno delle mura del castello locale. Le prime notizie della chiesa si hanno a partire dal 1522, quando si decise di edificare un nuovo edificio a tre navate a croce latina. Le navate cappelle laterali erano quattro. Nel XIX secolo furono effettuati degli importanti lavori di restauro. In tale occasione l’edificio fu prolungato, furono abbattute le cappelle di fondo, il presbiterio ed il coro, e la facciata assunse un altro aspetto.