I Gonzaga sono anche ricordati per l'arte della cucina, definita da molti “di principi” e “di popolo”, perchè hanno saputo coniugare piatti tipicamente popolari (esempio, la polenta fritta spolverata di zucchero) con piatti decisamente più elaborati, vanto dei numerosissimi cuochi che si sono alternati alla loro corte. Essi hanno saputo lasciare un'impronta nella gastronomia italiana, data dai prodotti ricavati dalla fertilità della loro terra (grano e riso soprattutto) e dall'importanza delle loro corti.
Tra il XIII e l'inizio del XIV secolo il costume alimentare era ancora legato ancora alla tradizione germanica e franca dove, nel rito della tavola, era riconosciuto valore a chi mangiava e beveva di più, quasi che la palma dell'eroe fosse data a chi aveva più appetito. Sono le carni, soprattutto la selvaggina allo spiedo, le protagoniste di questi pranzi, dove il principe è ancora un guerriero.
Con Ludovico II (1444 / 1478), il Marchese rappresentato da Andrea Mantegna nella Camera Picta insieme alla sua famiglia e ai suoi cortigiani, non abbiamo documenti che ci parlino di banchetti, ma, attraverso il nuovo indirizzo rinascimentale impresso dal marchese alle arti, possiamo immaginare un parallelo sviluppo nell'arte culinaria e del banchetto. Anche a Mantova sembra essere arrivato il rinnovato interesse, del XIV secolo, al piacere del cibo, l'uso abbondante delle spezie che, nel medioevo, dalla sfera medicinale avevano raggiunto l'ambito culinario, essenze diventate strumento d'ostentazione di potere e che arrivavano dall'Oriente attraverso i mercanti veneziani che risalivano il Po .
La tavola di questo principe, come quella dei suoi predecessori, è certamente fornita d'ogni ben di Dio, ma inizia ad essere l'apparato di servizio (la cucina, la presentazione dei piatti, la sala) il fulcro del banchetto conviviale.
Con l'arrivo di Isabella d'Este nel 1490 la cucina mantovana venne influenzata dalla cucina emiliana. La corte dei Gonzaga è ricordata sia per i fastosi banchetti, per la ricchezza della tavola e per gli elaborati piatti preparati da schiere di cuochi provetti che lavoravano giornate intere per preparare piatti sontuosi voluti dai signori di Mantova.
Con Vincenzo I il fasto della tavola raggiunse splendori mai visti prima per presentazione ed elaborazione dei cibi. Per il palato del duca si allevavano anche nel Mincio diversi tipi di pesci d'acqua dolce, tra cui il luccio, il preferito dal principe.
Tra i piatti mantovani doc troviamo sicuramente il Risotto alla Pilota, gli Agnolini e i Tortelli di Zucca, vero simbolo della cucina mantovana.
Per quanto riguarda i secondi piatti, la cucina mantovana offre sia piatti di pesce, come il pesce gatto, la trota, i saltarei e il luccio (famoso il Luccio in salsa) che piatti di carne, come gli arrosti di manzo, pollame e cacciagione, gli stufati, gli stracotti e i bolliti. Altro pezzo forte della cucina mantovana sono i salumi e gli insaccati. Oltre al famoso Salame Mantovano, chiunque passasse da Mantova, non può non assaggiare i ciccioli, il gras pistà, le salamelle (usate per il Risotto alla Mantovana) e, soprattutto nel periodo invernale, il cotechino.
Altrettanto famosi sono anche i Formaggi DOP mantovani – il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano e il Provolone Valpadana Dop – e la Mostarda Mantovana.
Per quanto riguarda Frutta e Verdura, le campagne mantovane sono famose per le coltivazioni di Meloni e Pere.
I dolci, insieme ai primi, sono il vero pezzo forte della cucina tipica mantovana.
Anche per quanto riguarda la pasticceria, bisogna distinguere tra due differenti tradizioni: i dolci realizzati con gli ingredienti poveri, come la Torta Sbrisolona e la Torta delle Rose, e i dolci più elaborati, come la Torta Elvezia e l’Anello di Monaco.