Castellaro Lagusello e Bande di Cavriana sono state iscritte nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità dell’Unesco
Il laghetto di Castellaro, frazione di Monzambano, è forse l’unico dell’intero anfiteatro morenico altomantovano che mantiene praticamente intatto il suo aspetto “preistorico”.
Pur ridottosi nel tempo, il suo aspetto lacustre si mantiene grazie ai continui apporti di alcune risorgive, mentre le rive conservano l’aspetto prevalentemente palustre, quasi analogo a quello esistente nel corso del II millennio a.C.
Sulla sua riva meridionale, poco distanti tra loro sono stati individuati due siti databili alla Media Età del Bronzo.
Nel primo, il “ fondo Tacoli” , gli scavi condotti da A. Piccoli negli anni 1976/1979 (Piccoli A, 1980; Nava M.L. 1980. Fig. 1 a) hanno consentito l’identificazione di un vasto abitato frequentato quasi senza soluzione di continuità dall’inizio della media età del bronzo (XVI sec. a.C.) fino ad un momento evoluto dell’ Età del Bronzo recente ( fine XIII sec. a.C). Lo scavo ha evidenziato la presenza di un modello strutturale di bonifica stratificata particolarmente complesso e consistente in una serie di tavoloni orizzontali disposti in quadrati, tenuti in posto da lunghi pali assottigliati e inseriti in appositi fori praticati in modo tale che il palo scaricasse il peso sostenuto su tutta la superficie delle tavole. In pratica un vero e proprio plinto .
Nel corso degli scavi sono stati evidenziati numerosi indizi sulle attività commerciali e produttive del sito. La presenza della attività metallurgica è testimoniata - oltre che da una notevole quantità di manufatti eterogenei - spilloni, pugnali, ami e fiocine, ecc. - da matrici per fusione e ugelli per mantici, verghe ,“panelle” e numerosi scarti di fonderia in bronzo. Una notevole quantità di vaghi di collana in ambra nordica documenta una importante attività commerciale confermata dalla presenza di altri elementi importati, come le perline di stagno forate, o elementi metallici di norma estranei al contesto culturale locale.
A queste attività potrebbe essere collegata una tavoletta enigmatica, purtroppo assai deteriorata, che comunque consente la individuazione di un segno triangolare campito da punti impressi. Anche il questo caso il segno è ripetuto su due linee parallele incise ed è associato al segno rettangolare formato da 4 punti quadrangolari affiancati presente in molte località non solo norditaliche. Il segno è assai simile a quello di una T.E di Bione (BS) e ad una terza recuperata molto recentemente presso Volta Mantovana e ancora inedita.
A circa un km. Ad est del “fondo Tacoli” esiste un secondo sito, coevo, in loc. “Pezzalunga - Generali” (Piccoli A., 2002). Nel corso di un intervento d’emergenza sono stati condotti tre sondaggi esplorativi che hanno consentito l’individuazione ed i limiti di un vasto insediamento perilacustre. Il carattere dell’indagine non ha consentito l’individuazione di strutture abitative o produttive ma ha comunque consentito il recupero di materiale interessante attribuibile a diversi orizzonti di BM . Tra i materiali raccolti in superficie, figura una tavoletta enigmatica circolare, bifacciale, che presenta, al centro di ambedue le facce, un motivo quadrilobato simile a quello della t.e. di Bor di Pacengo, ma contornato da segni rettangolari campiti da punti; la seconda presenta una larga coppella raggiata con frangia pendente. Quest’ultima venne rinvenuta adiacente ad un pugnale a tre chiodetti, databile ad un orizzonte tardo della Media età del Bronzo.
Prof Adalberto Piccoli
testo adattato