Tipologia
Dal corso del Mincio al confine col Veneto, da Roverbella a Governolo, dove il fiume cantato da Virgilio, passata la conca che regola la navigazione fluviale, si getta nel Po tra scenari di incomparabile bellezza; in questa zona a est di Mantova, il dialetto “irsuto e ispido” (come lo definì Dante) si addolcisce con la cantilenante parlata veronese, e la campagna disegna i contorni della fertilissima produzione di riso.
La qualità tipica della zona è quel Vialone Nano - nato ufficialmente nel 1925 nel vercellese e quindi trasferito un decennio dopo nel mantovano - che ha fatto la fortuna dell'attività agricola locale. Chi visita queste zone avrà tre coordinate turistiche da imparare in fretta: la campagna coltivata a risaie, le riserie di antica tradizione ed infine il risotto, una tra le più famose pietanze mantovane servita dai celeberrimi ristoranti della zona. Non c'è un mantovano, un veronese o un bresciano - per citare le frequentazioni a breve raggio - che non abbia gustato un risotto alla pilota condito col pesce d'acqua dolce, con carne di maiale o addirittura col melone. E una volta in zona si può decidere di imbarcarsi e navigare il Mincio, quindi attraversare la conca di San Leone, e solcare le acque del grande fiume, il Po, navigabile da qui sino alla laguna veneta.
In questa regione un mosaico di corti, borgate e frazioncine; ed edifici storici, come la pila del Galeotto - tra Gazzo e Cadè - una tra le riserie storiche, che operano in zona. Per arrivare fin qui è sufficiente imboccare la strada Legnaghese della Padana inferiore in direzione Nogara, che da Mantova si prende pochi chilometri dopo il ponte di San Giorgio. Arrivati a Gazzo, o poco dopo a Susano – dove c’è una singolare cittadella di antiquari - si può svoltare a sinistra, e risalire la Strada del riso verso nord, oppure a destra, verso la Bassa Mantovana, fino al canale Fissero, molto importante in quanto collegato al Mincio.
Quest'ampia porzione di territorio - detta Sinistra Mincio - fortemente caratterizzata dalla sua cospicua produzione di riso, è una proposta turistica per amatori, non solo della buona tavola, ma anche della storia del territorio: qui si possono soddisfare curiosità inusuali, come scoprire il funzionamento di una vecchia pila ad acqua, oppure partecipare a una delle tante feste del riso, del pesce, del saltarel (gamberetto rosso d'acqua dolce); o perdersi tra le bancarelle vocianti dei mercati domenicali di Castelbelforte, Castel d'Ario, Villimpenta. E, se siete esigenti buongustai, non dimenticate che sulle tavole non si trova solo riso ma anche insaccati (cotechini, salami, coppe e pancette), l'ottimo “Grana”, dolci tipici e, con qualche gustoso antipasto, la nota chisolìna (schiacciatina).