I colori della musica
Mario Bacchetta amava allo stesso modo la pittura e la musica. Coltivava questi interessi con grande passione, ma viveva la sua esperienza artistica in modo schivo e riservato. Si avvicina all’arte frequentando la Scuola d’Arte di Mantova e nei primi anni di attività dipinge ad acquerello scorci e vedute del paesaggio mantovano, città e dintorni, secondo la tradizione paesaggistica degli acquerellisti mantovani. La produzione artistica di questo periodo è sostanzialmente omogenea, ma fin dall’inizio, vi sono opere in cui sono presenti le soluzioni formali che indicano lo sviluppo della sua ricerca espressiva. Il riferimento è a quelle vedute rese con rapide pennellate di colore in uno stile che possiamo definire impressionista, dove l’emozioni cromatica prevale sulla rappresentazione oggettiva della realtà. A cavallo degli anni ’80 l’artista frequenta i corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Verona e l’esperienza veronese offre nuovi spunti alle sue scelte espressive. L’attenzione per la pittura di paesaggio si evolve, si indirizza verso orizzonti più impegnativi; l’artista guarda con occhi e spirito nuovi i fermenti culturali del tempo. Ripensa l’interesse per la tradizione paesaggistica, dilata la sua sensibilità coloristica e il colore, liberato dai vincoli e dalle convenzioni della pittura rappresentativa, assume un ruolo autonomo, domina la scena pittorica e diventa espressione di valori e significati che sono propri del linguaggio cromatico. I colori, esprimono significati e simbologie che appartengono alle culture dei popoli, ma prima ancora, come è scientificamente provato, la loro natura agisce direttamente sul sistema nervoso degli individui, determinando reazioni emotive e stati d’animo. Agli inizi del novecento, con il sorgere dell’astrattismo, la pittura abbandona gli schemi figurativi per iniziare un cammino ricco di contaminazioni con le altre arti. Kandinskij, tra i principali protagonisti della “rivoluzione cromatica” dell’arte, nei suoi scritti fa continui riferimenti alla musica, immagina suggestive analogie tra colori e suoni musicali e teorizza il valore psicologico – simbolico dei colori, per cui, ad esempio, al giallo viene attribuita una natura terrestre mentre al blu una natura spirituale. Stabilisce armonici accostamenti fra i colori e i suoni musicali, fa corrispondere il giallo alla tromba, l’azzurro al flauto, sostiene che il rosso richiama alla mente le fanfare e l’arancione le campane. Ogni colore, afferma, è dotato di un suo valore espressivo e spirituale e quindi, è possibile rappresentare la realtà spirituale prescindendo da qualsiasi allusione oggettiva. Inoltre, ogni colore produce un effetto particolare sull’anima, scatena emozioni, sentimenti, stati d’animo. Le teorie sul colore di Kandinskji, ma anche di Klee e di Itten, hanno attraversato tutta l’arte del novecento, e non c’è espressione artistica che non si sia confrontata, con esse. Il linguaggio del colore rappresenta ancora oggi lo strumento di molti orizzonti di ricerca, dove i pittori esplorano i temi dell’emozione cromatica, dell’armonia, del ritmo, della luminosità e indagano le suggestioni e le fantasie del proprio inconscio. È in questo universo che bisogna trovare la chiave di lettura della ricerca artistica di Bacchetta. Le forme del paesaggio, a lungo osservato e interiorizzato, emergono dalla memoria dell’artista per apparire, libere da ogni riferimento diretto con la realtà, nella loro essenza psicologica e spirituale. Il sentimento del paesaggio, la memoria del cielo, della luce, dell’acqua, della terra, degli alberi, sono all’origine dell’ispirazione dell’artista che affida al linguaggio dei colori il racconto di un paesaggio ideale, immateriale e spirituale abitato dalle emozioni e dalle fantasie. La passione di Bacchetta per la musica si avverte in tutta la sua pittura e nella composizione delle sue opere si percepiscono i gesti della mano che traccia gli spazi cromatici con movimenti che sembrano dettati dai ritmi musicali che ispirano l’autore nelle sue performance creative.
Dopo i paesaggi ad acquerello dei primi anni di attività, le esperienze con i pastelli rappresentano una fase particolarmente significativa del lavoro dell’artista, che inizialmente, con questa tecnica continua a rappresentare il paesaggio, per impegnarsi poi, in esperienze più complesse, motivate dall’attenzione nei confronti di artisti contemporanei, come ad esempio Ennio Morlotti, padre del “Naturalismo Informale” e in particolare, il mantovano Giulio Perina. I “pastelli”, caratterizzati da raffinati impasti cromatici e gradazioni tonali, hanno la loro forza espressiva nella capacità di evocare, anche in assenza della realtà, suggestive memorie paesaggistiche. Nelle carte “astratte” l’artista si confronta con dimensioni di maggiore ampiezza e conseguentemente con gesti pittorici di più ampio respiro spaziale. Il colore che l’artista alterna con delicati accostamenti tonali a contrasti di colore puro, è protagonista assoluto dello spazio pittorico. Il respiro delle gradazioni cromatiche, la forza vitale del rosso, la spazialità dell’azzurro, la freschezza emotiva del verde, concorrono ad agitare le emozioni, a creare le suggestioni di un universo immaginato come luogo dello spirito. Il paesaggio vive nella memoria dell’artista che lo rivive, depurato di ogni materialità, nella sua dimensione più intima e spirituale. Seguendo il percorso artistico di Bacchetta si conferma la convinzione che il registro interpretativo della sua arte stia nella capacità di comprendere il significato profondo dell’interazione fra due statuti linguistici, la pittura e la musica che l’artista ha sperimentato in anni di appassionato lavoro.
Roberto Pedrazzoli
Mario Bacchetta. Pittore, amante e cultore della musica
Un gruppo di amici e una visita in una casa della provincia mantovana per prendere atto di testimonianze artistiche che sono state l’esperienza e il prodotto di un Artista originale, isolato, che non ha cercato ribalta o sguardi di approvazione e che all’atto puramente creativo affiancava anche un dialogo ampio, colto e appassionato con l’arte musicale.
Ci si presentano infatti alla vista decine, o meglio, centinaia di LP e di CD di sua proprietà, disseminati e sistemati in piena libertà in varie stanze: una vastissima collezione che comprende le più importanti etichette della discografia mondiale, con i migliori complessi orchestrali e i più grandi solisti della panoramica internazionale, il tutto su contenuti musicali di estrema raffinatezza e repertori che spaziano dai madrigalisti del ‘500, ’600 ai grandi sinfonisti, fino ai più rinomati esponenti della musica jazz.
Non mancano pubblicazioni di musica operistica, italiana ma anche straniera, con una forte presenza di opere wagneriane.
Non solo: a denotare che il proprietario della raccolta non si limitava al semplice ascolto, spingendosi oltre con raffinato senso critico, nel fondo musicale scopriamo doppie, in alcuni casi anche triple versioni della stessa composizione, con esecutori o direttori diversi e di conseguenza con interpretazioni differenti fra loro, i cui particolari, i colori, le sfumature, possono essere compresi e gustati solo da ascoltatori particolarmente attenti e preparati.
Agli ascolti l’Artista doveva affiancare anche letture impegnative, vista la presenza nel fondo di libri di vari importanti musicologi italiani.
E passando ad ammirare l’improvvisata galleria dei suoi lavori pittorici, possiamo sicuramente concludere affermando che anche la Musica è stata protagonista nell’esistenza dell’Artista in questione, il pittore Mario Bacchetta, facendogli da splendida cornice nel corso della sua esperienza terrena e fornendogli quella serenità che lo portava con entusiasmo ad esprimersi nel caleidoscopico mondo dei colori.
Giordano Fermi