Al visitatore si offre una panoramica che spazia attraverso i millenni della storia, con un’esposizione organizzata per percorsi cronologici e tematici completati da un sintetico apparato didascalico.
La prima sala presenta un’introduzione al museo, con riferimenti al collezionista Goffredo Bellini e alla storia della collezione; in essa si apre il percorso cronologico dei reperti partendo dal Paleolitico, passando poi all’età del rame e del bronzo. Esposti in questa prima sala si possono vedere manufatti complessi rinvenuti nel territorio: riferibili al Neolitico recente sono la ceramica, la litica e la fauna della III fase della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata rinvenute a Casalromano e i resti ceramici della cultura della Lagozza scoperti nella cava Sandrelli a Fontanella Mantovana. All’età del Rame sono databili il pugnale trovato a Marcaria e i frammenti di Vaso Campaniforme rinvenuti anch’essi nella cava Sandrelli. Questi materiali sono stati recuperati da Giuseppe Furlan e dal Gruppo Archeologico Clesis. Anche i materiali dell’Età del Bronzo conservati in questa prima sala, provengono dalla collezione G. Bellini e sono frutto di recuperi occasionali o scambi tra appassionati. Tuttavia solo di una piccola parte di reperti conservati qui, in particolare quelli dai recuperi effettuati da G. Furlan e dal Gruppo Clesis, è nota la località di provenienza, tra cui si segnala: l’area gardesana (Barche di Solferino, Cataragna e Peschiera), pianura bresciana e cremasca, infine da Asola e comuni limitrofi (Canneto sull’Oglio, Casalmoro, Casalpoglio, Castelgoffredo, Casalromano).
Successivamente si accede alla seconda sala che ospita un excursus storico delle popolazioni della Pianura Padana dai Celti, agli Etruschi, ai Romani. Le tribù cenomane si stanziarono tra l’Oglio e il Mincio in piccoli centri a carattere rurale; i materiali del museo potrebbero appunto provenire da una necropoli legata a questi piccoli centri. Oltre alle armi, in questa sala, sono presenti oggetti ornamentali caratteristici dei corredi celtici, come i torques in bronzo e argento, i bracciali e gli anelli gemini; altro oggetto caratteristico dei corredi celtici è rappresentato dalle cesoie. Anche la ceramica è presente in forme miniaturistiche, ampiamente diffuse nei contesti celtici dell’Italia settentrionale. Il mondo etrusco, presentato in questa seconda sala, è qui raccolto mediante reperti archeologici provenienti non solo dal territorio asolano, ma da tutta la pianura padana. Ne sono testimonianza le fibule con arco serpeggiante e staffa a disco, pesi da telaio a ciambella, fusaiole in impasto, fibule a globetti di produzione centro-italica di epoca arcaica. Le attestazioni di epoca romana provengono dalla necropoli scavata in località Fondo Pasquali a sud est di Asola, esse sono una testimonianza di scambi culturali tra i Romani e i Celti nella Pianura Padana.
Nella necropoli sono state localizzate 12 sepolture, tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., con corredi di prodotti celtici e romani, come: vaso “a trottola”, vasi miniaturistici di ceramica depurata, ceramica a vernice nera, ceramica a pareti sottili, balsamari in vetro e monete in bronzo.
L’itinerario di visita prosegue con la sala 3 dove sono in esposizione le anfore da trasporto e molti altri oggetti ceramici di età romana.
Il percorso interno al museo si conclude con una sala dedicata all’epigrafia. Le testimonianze di epigrafia antica ad Asola riguardano principalmente le iscrizioni funerarie su stele ed epigrafi che ricordano la realizzazione di un impianto termale costruito nella cittadina in epoca romana. Una parte delle epigrafi esposte risale all’età moderna, si tratta di lapidi di monumenti funerari e di indicazioni di tipo topografico su cippi.
Nella stessa sala due vetrine con armi da fuoco preannunciano l’allestimento futuro ai piani superiori che proseguirà con materiali etnoantropologici, come pesi e misure, bicicli, forme per la creazione di strumenti musicali, attrezzi per la filatura e tessitura.
L’esposizione continuerà poi ripercorrerando la storia della città di Asola dall’età Venetà ai grandi conflitti mondiali, attraverso documenti e oggetti militari per giungere ad una sala storico artistica con opere grafiche e pittoriche di artisti asolani come L. Impaccianti, M. Parenti e O. Bernardi.
Il percorso museale sarà anche valorizzato da postazioni multimediali dove il visitatore potrà scoprire quella parte di collezione non fruibile, costituita da documenti, fotografie e da un ricco fondo librario.
IL COLLEZIONISTA GOFFREDO BELLINI ( 1870 – 1947)
Goffredo Bellini era nato a Castelgoffredo nel 1870.
Dopo il matrimonio con Erminia Bordin si era trasferito ad Asola per occupare l’incarico di segretario della Congregazione di Carità: l’istituto assistenziale aveva sede allora nel Palazzo del Monte dei Pegni e qui il Bellini fondò, all’inizio degli Anni Venti, il Museo Comunale.
Collezionista, ricercatore, appassionato di storia locale, Goffredo Bellini aveva dato vita ad una raccolta privata molto ricca e articolata: tra la fine dell’800 e i primi decenni del secolo aveva infatti radunato reperti archeologici e cimeli di guerra, opere grafiche e pittoriche e libri antichi, documenti e autografi e oggetti d’arte sacra, creando nel tempo una vera e propria collezione, divisa in numerose sezioni che spaziavano dall’archeologia all’arte, dalla storia militare alle scienze naturalistiche.
I documenti in possesso dell’Archivio Storico asolano non illustrano l’esercizio collezionistico privato del Bellini, ma il risultato, che diede origine al museo, testimonia di una attività piuttosto eterogenea e di una concezione enciclopedica del sapere, senza particolari specializzazioni, ma con alcuni spiccati interessi; l’acquisizione di reperti archeologici fu indubbiamente uno di questi, sollecitato anche dal progresso che le ricerche, soprattutto nel campo della preistoria locale, conobbero in Italia settentrionale negli ultimi decenni del XIX secolo: tra questi spiccano una coppa attica a figure nere, con figura di Dioniso su entrambi i lati, e una stele funeraria egizia databile al Primo Periodo Intermedio e dedicata dalla consorte ad un importante funzionario pubblico.
Siamo maggiormente informati sulle strade percorse dal Bellini per arricchire le collezioni del museo dopo la sua costituzione; i rendiconti economici così come gli scambi di lettere rivelano una frequente attività di acquisto e scambio con altri collezionisti e raccoglitori privati e con istituzioni museali. Gli acquisti documentati riguardano in particolare reperti archeologici, derivanti dalle ricerche condotte in quegli anni in alcuni importanti insediamenti preistorici come Bande di Cavriana e Barche di Solferino; materiale faunistico per la collezione di storia naturale, per il quale sono documentate anche le spese per l’imbalsamazione; documenti e autografi ottenuti attraverso scambi o richieste ai diretti interessati, come nel caso di alcuni personaggi della casa reale; disegni e altre opere d’arte, sollecitate anche presso gli autori. L’orgoglio civico del Bellini ed il suo amore per Asola furono alla base della scelta di rendere pubblica la collezione: a questa attività egli dedicò gli ultimi venticinque anni della sua vita. Goffredo Bellini morì ad Asola nel 1947: il museo civico porta da allora orgogliosamente il suo nome.
CENNI STORICI
II Museo Comunale ebbe la sua prima sistemazione nel corso dei primi anni venti del secolo scorso ad opera del fondatore Goffredo Bellini nei locali al primo piano del Palazzo della Congregazione di Carità.
La ricca collezione privata venne organizzata attraverso un percorso di visita che prevedeva sette sezioni distinte: 1) Sala archeologia e quadri; 2) Locale dei marmi; 3) Sala medio evo; 4) Sala delle armi e mobili; 5) Sala cimeli di guerra; 6) Sala autografi, libri e stampe; 7) Sala di storia naturale; a queste si aggiungeva una distaccata Galleria dei quadri.
Gli inventari redatti dal Bellini, che elencano il materiale del museo secondo la sua localizzazione nelle sale, offrono l’immagine di un allestimento che richiama le “wunderkammer” (camere delle meraviglie) tipiche del collezionismo tra ‘700 e ‘800. Gli oggetti risultano distribuiti tra tavoli e pavimenti, vetrine e cornici appese alle pareti; l’esposizione obbedisce maggiormente al gusto decorativo che non a necessità didascaliche: benché esista una sostanziale separazione tra le sezioni della raccolta varie tipologie di oggetti possono trovarsi affiancate in un’unica sala.
All’inizio degli anni ’50, alcuni anni dopo la morte del Cavalier Bellini, l’Amministrazione Comunale incaricò il preside della scuola media Romano Marradi di provvedere a un complessivo riordino della raccolta e della sua esposizione. Fu in questa occasione che l’organizzazione generale voluta dal Bellini venne sostanzialmente accantonata e il museo conobbe il primo di una serie di trasferimenti, che in questo caso ne collocò la sede presso la Scuola Media Schiantarelli di Asola. Nel corso degli anni ’60 e ’70 il museo continuò a vivere soprattutto grazie all’interesse di alcune associazioni di volontariato, come il gruppo scout asolano e il locale gruppo archeologico Clesis, al quale venne affidato il riordino e la gestione del museo, trasferito nel frattempo nei locali contigui alla scuola elementare: in quegli anni il museo conobbe una nuova fase di importante attività, incentrata sul rapporto con il territorio e sulla verifica delle emergenze archeologiche nel comprensorio asolano, portata avanti in collaborazione con i funzionari della Soprintendenza Archeologica di Milano.
In questo periodo si accentuò il taglio archeologico dell’esposizione asolana, in linea con gli interessi del gruppo affidatario, che portarono a una revisione definitiva dell’allestimento.
Per la prima volta si affrontò la necessità di realizzare un apparato didascalico completo, al quale venne data una forte connotazione didattica: è sulla base di questo apparato didascalico che si è venuta progressivamente a consolidare la vocazione didattica del museo, che ancora oggi ne caratterizza l’offerta formativa.
In anni recenti, pur facendo fronte alla necessità di nuovi trasferimenti, è stato affrontato il problema di rivedere in maniera scientifica sia l’archiviazione dei reperti che i criteri espositivi: l’attuale esposizione si pone l’obbiettivo di fare tesoro della storia del museo recuperando l’originale vocazione della collezione all’interno di una cornice moderna e scientificamente curata.