L’Appartamento dell’Estivale nacque negli anni 1537-1538 per volere del duca Federico; il pittore e architetto Giulio Romano ne concretizzò il desiderio. Egli progettò un edificio isolato, disposto ortogonalmente rispetto alla sponda del lago, e caratterizzato sulla facciata principale dal ricorso a forti bugne e a colonne tortili che le conferiscono un aspetto decisamente rustico e pittoresco. La bugna grezza propone in architettura il non-finito che Michelangelo aveva adottato in scultura; la colonna tortile, generalmente intesa come richiamo simbolico al tempio di Gerusalemme, perde qui il suo significato sacrale e viene ricoperta da tralci e pampini d’uva che le si avviluppano intorno.
L’interno dell’appartamento è frutto di due successive fasi; poco rimane delle decorazioni di epoca giuliesca, mentre la maggior parte dei lavori vennero compiuti sotto la direzione di Giovan Battista Bertani, negli anni sessanta del Cinquecento.
Fu allora che Lorenzo Costa il Giovane, il più abile esecutore dei progetti e dei disegni del Bertani, dipinse nella Camera di Giove i vari Amori del dio: i singoli episodi lo rappresentano in atto di sedurre sotto molteplici forme. L’attiguo Camerino di Orfeo è splendidamente decorato con stucchi di raffinata esecuzione che raccontano la storia del celebre cantore. La sua amata Euridice morì morsa da una serpe, ma egli scese negli Inferi dove ottenne, grazie al suo talento di musico, di ricondurla con sé nel mondo dei vivi. Ciò a condizione che, uscendo dall’Oltretomba, non si voltasse indietro a guardare l’amata; ma egli lo fece e la perse così per sempre; amato dalle Baccanti, le rifiutò e fu da esse straziato e ucciso. Il mito classico fu anche il soggetto di varie interpretazioni musicali elaborate nella corte di Mantova; in particolare, oltre alla favola messa in musica nel 1494 su libretto del Poliziano, è nota la versione di Ottavio Rinuccini e di Claudio Monteverdi, musicista cremonese attivo per la corte di Mantova tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento.
Uno degli ambienti più suggestivi è senza dubbio la Stanza di Nettuno, nella quale il tema acquatico viene esaltato, ancor più che dai tritoni e dalle divinità marine dipinte negli angoli, dalle meravigliose nature morte realizzate in stucco e ad affresco sulla volta. L’alta qualità con cui la flora e la fauna lacustre sono dipinte, intrecciate tra reti da pesca con estremo naturalismo, trova riscontro nelle figure realizzate sulla volta, da Lorenzo Costa il Giovane. Nella Sala della Mostra è trattato il tema delle origini mitiche della città di Mantova, lo stesso tema che sarebbe stato riproposto a distanza di circa un decennio nella monumentale Sala di Manto. La galleria, che termina con una serliana, ospita una preziosa raccolta di tredici marmi greci, tra cui notiamo una Stele funeraria insulare del 350-340 a.C., il rilievo con un Banchetto funebre del 300 a.C., due frammenti di un puteale con Thíasos dionisiaco del I secolo a.C., una stele funeraria di tipo isiaco e un rilievo neoattico con Menade e satiro danzanti. Dal passaggio sulla destra si giunge alla Sala delle Quattro Colonne; si tratta in realtà di tre ambienti separati – decorati anche in epoche diverse, seppure tutti nel corso del Cinquecento – che subirono profonde modifiche strutturali nel corso del Settecento, quando vennero unificati; notevole è il camino in lumachella nella terza stanza, probabilmente progettato dallo stesso Giulio Romano, come paleserebbero le analogie con i camini di Palazzo Te.
Anche negli altri due ambienti rivolti verso il Prato della Mostra (Sala delle Due Colonne e Sala delle Mensole) troviamo decorazioni, o tracce di decorazioni, dell’epoca di Bertani