Palazzo d'Arco. Cenni storici

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Descrizione

La Fondazione d’Arco. Era il 30 settembre 1973 quando nel palazzo avito di Mantova si spegneva la contessa Giovanna d’Arco Chieppio Ardizzoni, marchesa Guidi di Bagno, nata il 5 novembre 1880, figlia del conte Francesco Antonio (sottosegretario agli esteri nel 1891 durante il ministero Rudinì, senatore cinque anni dopo, morì il 7 maggio 1917) e di Maria Cantoni.
Con lei si estingueva uno dei due rami (l’altro continua a Monaco di Baviera) dell’antica schiatta dei conti d’Arco, trapiantatosi dalla città trentina a Mantova nel 1740 dopo che Francesco Eugenio d’Arco, primogenito di Francesco Alberto e di Teresa Chieppio, alla morte dello zio, Scipione Chieppio, ereditò i beni della spenta famiglia materna. La città pianse la scomparsa di una delle figure più significative della sua cultura, presidente della locale sezione di “Italia Nostra”, un’anima gentile di pittrice e di poetessa. Il 2 settembre 1905 aveva sposato il marchese Leopoldo Guidi di Bagno, che l’avrebbe lasciata vedova e senza figli nel 1931. Dettando il testamento decise di erigere il proprio patrimonio a Fondazione, affidandone l’amministrazione alla Prefettura, all’Archivio di Stato, all’Accademia Virgiliana, alla Curia vescovile e alla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, e di fare della propria casa un museo, un centro di cultura e d’arte.

Il Museo. L’inaugurazione del museo fu solenne. La cerimonia si svolse nel cortile dell’Esedra, presenti le maggiori autorità cittadine, domenica 21 settembre 1980. Seguì la visita al neoclassico palazzo edificato per volontà del conte Gherardo d’Arco, su progetto di Antonio Colonna, fra il 1782 e il 1792; molti furono coloro che varcarono per la prima volta quella soglia e ammirarono quanto la Marchesa aveva destinato a pubblico beneficio.Videro i lampadari di Murano, le ceramiche di Nove, le armi, gli strumenti musicali, i cofani in ebano e avorio, i vasi cinesi, i “maggiolini”; videro la ricca biblioteca, con le numerose cinquecentine, il magnifico e raro Astronicum Caesareum di Peter Benewitz o Bennewitz (Petrus Apianus) (Ingolstadt 1540), tutto illustrato da immagini astrologiche e astronomiche, perfettamente conservato, l’armadio dei libri di ippologia, passione del conte Francesco Antonio, tutta l’opera di Ulisse Aldrovandi, oltre naturalmente ai classici greci, latini e italiani, ai numerosi testi naturalistici raccolti dal conte Luigi d’Arco, nonno della Marchesa.