Enzo Nenci, Il respiro silenzioso della forma e dello spirito

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Tipologia

MANTOVA

Citta

Rotonda di San Lorenzo

Luogo

Piazza Erbe, Mantova

Indirizzo

20/09/2025 - 20/10/2025

Data inizio - fine

Descrizione

Enzo Nenci
Il respiro silenzioso della forma e dello spirito

di Massimo Pirotti

Dinamismi tormentati, corpi abbandonati ma ancora percorsi da un’energia interiore che li sottrae all’inerzia della morte. Nel linguaggio scultoreo di Enzo Nenci (1903–1972) la materia si fa voce, e la voce diviene canto silenzioso. Nenci non modella semplicemente la superficie: egli interroga la sostanza profonda della materia, fino a farne affiorare un palpito di vita. Le sue figure, austere e raccolte, custodiscono un equilibrio di forza e delicatezza, di peso e di respiro, come se in esse abitasse una memoria antica e insieme attualissima. Il suo sguardo affonda nella tradizione classica, ma non vi si arresta: la attraversa, la rinnova, la trasfigura in una lingua plastica sobria, essenziale, capace di parlare con dignità universale. Le masse compatte, la tensione dei volumi, la grazia contenuta dei gesti testimoniano una ricerca che non cede all’ornamento, ma cerca l’essenza.

Nenci scolpisce come chi compone una preghiera: ogni curva è un atto di devozione, ogni vuoto un’intercapedine di silenzio, ogni volto un enigma di umanità. La sua opera non è mai mera rappresentazione, bensì rivelazione di ciò che non si vede: la dignità del lavoro, la fragilità dell’esistenza, la nobiltà dell’animo.

Tra le sue importanti opere di questa suggestiva esposizione troviamo L’Albero della Vita 1950, scultura in bronzo policroma in cui la materia viva e vibrante, è modellata in un dinamismo ascensionale: tre figure (Cristo e i due ladroni), dai corpi vigorosi e allungati, si protendono verso l’alto, quasi a voler spezzare i vincoli che li imprigionano al tronco da cui sembrano nascere. Le braccia levate, tese verso un ideale di liberazione, conferiscono alla composizione un ritmo verticale, che culmina nell’abbraccio con il “foliato” apice dell’albero, evocazione della vita che germina e si rinnova.

Il corpo di Cristo ne La Pietà, sebbene privo di vita, non appare esile ma denso, con i muscoli e le forme suggerite sotto i panneggi. Nenci non si sofferma sull’anatomia drammatica, ma preferisce una resa più spirituale, quasi eterea. L’interazione tra le due figure è il fulcro emotivo dell’opera. Maria sostiene il corpo di suo figlio in un abbraccio finale e disperato, creando una linea visiva che guida l’occhio dello spettatore dall’alto verso il basso, dalla testa china della madre al corpo disteso del figlio.

Bonzi in preghiera (1955), Enzo Nenci plasma il bronzo in una forma raccolta e compatta, dove i corpi dei monaci si uniscono in un’unica massa solida, quasi fossero scolpiti da un blocco primordiale. Le figure, prive di lineamenti definiti, si inclinano in un gesto comune che trascende l’individualità, trasformandosi in un emblema universale di raccoglimento e di fede.

Il Nazareno raffigurante volto di Cristo, reclinato e assorto, si offre allo sguardo con la delicatezza di un pensiero non detto: negli occhi socchiusi e nel profilo teso si leggono insieme la mestizia e la quieta grandezza di chi porta il peso del mondo.

Vi è in quest’opera una bellezza austera e misericordiosa: la torsione del capo, lieve ma intensa, non parla di dolore soltanto, bensì di compassione, di una forza che nasce dall’abbandono e dalla fede. La luce che accarezza la superficie calda e dorata non illumina un semplice busto, ma pare rivelare un’anima che arde ancora, sospesa tra terra e cielo.

Nella serie Stalattiti e Stalagmiti la verticalità non è solo crescita, ma danza: un fluire continuo, un intreccio di corpi e radici, un palpito vitale che sfida l’immobilità del bronzo. In queste sculture, la lentezza geologica del formarsi naturale si fonde con l’urgenza lirica del gesto artistico. Stalattiti e stalagmiti diventano così metafore di un eterno dialogo tra la gravità della terra e il desiderio del cielo, tra l’immutabile e il fragile, tra la pietra e l’uomo.

Nei codici poetici di Enzo Nenci, la scultura si fa preghiera muta e canto severo, una poesia materica che interroga la memoria degli uomini e, nello stesso tempo, la loro fragile, irriducibile grandezza.


Orari di visita: tutti i giorni 10.00-13.00  e  14.00-18.00

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